Carta delle Idee

Territorialità, Militanza e Competenza

Carta delle idee L'italia del Meridione

Si volta pagina, la Politica comincia. E comincia dalla militanza, dalla competenza e dalla territorialità.
L’Italia del Meridione ha bisogno che amministratori, politici, mondo imprenditoriale e associativo si alleino per lo sviluppo di un modello economico, di relazioni sociali in grado di rispondere alle nuove sfide globali coniugando etica ed economia, stabilendo legami sociali e generazionali differenti per uno stile di vita rivolto alla comunità, alla partecipazione e alla sicurezza comune.

Per cambiare il futuro del nostro Paese bisogna allora cambiare la visuale, la prospettiva. Si deve unire l’Italia. È nell’interesse della collettività nazionale pensare al Meridione senza più questione, ripartendo dalle tante risorse naturali, dalle potenzialità economiche, dalla cultura e da tutto il retaggio di esperienze e di tradizioni che hanno caratterizzato la fisionomia di un popolo che per secoli è stato protagonista nell’Europa mediterranea.
Il Meridione non può più limitarsi ad essere oggetto di misure d’emergenza, ma neppure soggetto che cerca un nemico da combattere.

Linguaggio

Le elezioni politiche devono trovare un linguaggio che non sia quello del populismo. I cittadini non possono essere spettatori da ammaliare: occorre un riavvicinamento alla politica fondato sul dialogo. Solo così i cittadini ritorneranno ad essere protagonisti delle scelte che influenzeranno la loro vita.

Impegno

È questo il momento di farsi carico di un impegno che restituisca al Paese la dignità dei suoi rappresentanti. Per questo bisogna ripensare la rappresentanza politica, la sua funzione e servizio, le sue modalità, la sua azione.

Politica

La politica non è finita. Sono invece al loro declino i politici dell’antipolitica: quelli che hanno coltivato in privato caselle di favori, vantaggi in carriera, senza avere ascolto per le esigenze dei cittadini.

Tutto questo è irrealizzabile senza l’educazione,
la formazione, la scuola, l’università.

I cosiddetti poli d’eccellenza devono poter diventare poli d’eccezionalità. Occorre recuperare le specificità culturali, storiche, tecniche, giuridiche, economiche, avvicinando i centri di studi e di formazione come centri aperti e non chiusi su sé stessi, aperti alla cultura sociale e al lavoro. Una politica della bellezza: è questo che deve ispirare le ragioni di una presenza protagonista nello scenario politico italiano del partito L’Italia del Meridione. L’Italia del Meridione vuole rappresentare il ponte di collegamento tra volontà e legalità, tra bisogno e diritto: inserirsi nel medio del volontariato sociale, essere espressione di una moltitudine di voci che, attraverso la militanza, siano espressione dei luoghi.

Il momento attuale

Questo è un momento in cui le persone “normali”, quelle che s’impegnano in silenzio nei lavori sociali, i precari di ogni lavoro, quanti hanno studiato e studiano, emergono dalla coltre dell’illegalità diffusa e dal malcostume della politica degli ultimi anni. È stata fin qui una politica da stadio, rappresentata nella lanterna magica delle televisioni e dei social network. È stata fin qui una politica amministrativa d’interessi di parte. Sono anche sorti partiti pronti ad aderire a coalizioni che potevano garantire un privilegio. È con amarezza che si ripetono queste considerazioni, ma è con sollievo che si vede emergere una coscienza sociale nuova che rende necessario un impegno politico responsabile, etico, fatto di regole.

L’impegno è per una politica sensibile.

Allora rifacciamo politica, con le regole, con la normalità del senso comune, dando a questa espressione il valore del bene comune. Non si tratta di invocare il giovanilismo, si tratta di invocare un nuovo rapporto tra generazioni e generi. Un rapporto di restituzione e innovazione, di cultura e conoscenza, di formazione e professione.

Il potere è nella condivisione

L’Italia del Meridione, che nasce per tali obiettivi ideali, non può risultare da un’aggregazione di uomini di potere, ma deve poter rappresentare di per sé un potere sociale sul territorio. Non la somma di quanti possano portare consenso, ma la moltiplicazione della condivisione di un progetto che coinvolge la gente, le generazioni differenti, uomini e donne, culture concorrenti alla rigenerazione continua di un’espressione attiva del Paese.

La differenza è identità

Bisognerà allora intendere il valore dell’identità delle diversità, mettere insieme le differenze. La concorrenza che sia tale in un agonismo sociale, nella lezione più antica della cultura, è la concorrenza che genera aggregazione in vista del bene comune.

La soluzione

Le azioni Concrete

Per fare tutto questo bisognerà partire da alcune azioni concrete che saranno prioritarie per condurre l’Italia verso una nuova era di felicità comune, crescita e solidarietà.

L'Italia del Meridione

Cose da fare per il #meridionesenzaquestione

Superare le ideologie e i populismi. Abbandoniamo ogni schema ideologico, non più adeguato, per ragioni storiche, a dare un efficace indirizzo di governo. In questa ottica parlare di destra, di sinistra o di centro non ha più una consistenza concreta, potendo rappresentare al massimo una estemporanea esercitazione accademica.

La nostra risposta

Rispondiamo alla deriva populista che sta attraversando l’Italia e l’Europa puntando concretamente sulla competenza delle classi dirigenti, sulla programmazione territoriale che tenga conto del contesto di riferimento senza inseguire meteore demagogiche.

Ambiente e Territorio

Italiani del Meridione

 I nostri prodotti originali meritano di essere apprezzati, consumati ed anche esportati senza temere le concorrenze altrove sperimentate a danno dell’economia nazionale. Si inscrive in questa stessa logica l’investimento sull’ambiente dei nostri territori e sulle vocazioni turistiche. In questo quadro gli italiani del Meridione che vivono all’estero possono rappresentare l’anello di congiunzione tra passato e futuro favorendo il turismo di ritorno e la valorizzazione delle produzioni locali.

Assegnare un ruolo centrale alla cultura e alla ricerca

Va evidenziata la necessità di riassegnare un ruolo centrale all’arte, alla cultura e alla scienza, che possono diventare il cuore pulsante del nostro sistema economico. Le regioni del Meridione sono dotate di un patrimonio naturalistico unico al mondo che va preservato coniugando tradizione e sviluppo. La storia e le tradizioni culturali che caratterizzano le nostre comunità possono fungere da volano per l’economia dei territori. È indispensabile investire in centri di ricerca che impediscano ai tanti ricercatori Meridionali di fuggire all’estero in cerca di nuove opportunità.

Lotta al divario generazionale

È il primo presupposto per rigenerare una classe media produttiva che possa tornare a crescere e con essa tutto il paese. Per questo serve un formidabile impegno ridistributivo tra la generazione dei baby boomer (pensionati con patrimonio elevato e pensioni generose frutto del precedente sistema retributivo) e quelle successive impoverite, e una maggiore attenzione al welfare familiare, oggi di fatto il vero ammortizzatore sociale sostanzialmente ignorato dallo Stato e non incentivato.

Famiglia

Due snodi centrali: la questione abitativa e il credito alle giovani famiglie. In questo ambito le azioni prioritarie sono il sistema di contribuzione per la solidarietà intergenerazionale al quale vanno aggiunte in contropartita agevolazioni fiscali per il welfare familiare, un sostegno al credito per le abitazioni delle giovani famiglie e la lotta alla povertà andando oltre la demagogia del reddito di cittadinanza, mediante il ricorso a integrazione del reddito sul modello del basic income network anglosassone o di altri modelli già sperimentati in alcuni paesi europei evoluti.

Sostegno delle famiglie

Un piano di rilancio di efficienti servizi alla persona volti da un lato a dare visibilità alle reti familiari e dall’altro a creare nuove professionalità nei servizi di cura, con l’obiettivo primario da un lato di aumentare il tasso di occupazione femminile e dall’altro di fronteggiare il progressivo aumento dell’aspettativa di vita non in salute dei cittadini.

Dinamiche Locali

Sviluppo economico

Sviluppo economico

La prima azione

è quella di accelerare il processo che mira al sostegno delle aree interne, passando alla messa a regime dello stesso, dotandolo delle risorse necessarie.

Sviluppo economico

La seconda azione

è il rapido varo di una agenda per gli smart villages e la ridefinizione del ruolo del comune capoluogo. Una componente essenziale dell'autonomismo è quella economica.

Sviluppo economico

Libertà

Ogni comunità deve essere libera di promuovere l'iniziativa del proprio sviluppo, nella consapevolezza delle specificità storiche, paesaggistiche e produttive del territorio.

Sviluppo economico

Diversificazione Strategica

Allo stesso tempo, ogni piano di sviluppo economico locale deve essere approvato a livello regionale e nazionale, al fine di garantirne l'armonizzazione con i piani strategici di sviluppo del sistema paese (diversificazione strategica delle produzioni compatibilmente con le specificità territoriali).

Riforme

Settore Lavoro

Settore Lavoro

Le forme contrattuali

oggi sono troppe, le garanzie sono poche e solo per alcuni lavoratori, i giovani in questo contesto non trovano opportunità vere. Per i giovani occorrono misure temporanee e straordinarie da concordare con l'Europa per tendere all'azzeramento del cuneo fiscale sulla retribuzione a tutte le aziende, almeno quelle nei territori con il più alto indice di disoccupazione.

Settore Lavoro

Le proposte chiave

sono almeno due: l’introduzione di un contributo di solidarietà intergenerazionale a carico dei percettori di reddito sopra una determinata soglia e over 65 da destinare alle politiche giovanili; riprogrammare la formula di Garanzia giovani europea con uno strumento di intermediazione diverso da quello dei servizi per l’impiego con un coinvolgimento delle Camere di Commercio e delle amministrazioni comunali.

Politica e amministrazione

Competenza per chi amministra

Politica

Una nuova classe politica

deve avere come requisiti indispensabili la competenza e la capacità di disegnare strategie che riguardano i territori. Chi aspira ad occupare dei ruoli istituzionali ai più alti livelli governativi, deve prima cimentarsi con la palestra di formazione rappresentata dalle amministrazioni locali.

Politica

Solo gli amministratori

che nei loro territori hanno dimostrato di avere un’elevata caratura politica, etica e morale devono competere per incarichi prestigiosi e di grande responsabilità istituzionale. Il rispetto della legalità è condizione imprescindibile per tutti coloro che intendono impegnarsi nella gestione della cosa pubblica.

Coinvolgere i cittadini

Militanza sociale

Negli ultimi anni i cittadini si sono allontanati dalla politica. È indispensabile agire con forza per invertire questa tendenza che rischia di far rimanere inascoltate le tante richieste di sostegno che arrivano dalle comunità. Coinvolgere i cittadini nei processi decisionali, nella stesura di un disegno strategico, è il primo obiettivo per rendere L’Italia del Meridione un’organizzazione sociale.

Un’organizzazione sociale è l’espressione di un potere sociale sul territorio. È il lavoro sociale, la militanza sociale, il porsi al servizio dei soggetti agenti e di quelli reclusi nel disagio di confini urbani delle periferie e nei paesi isolati privati di memoria e identità.

Contro il centralismo statale

I governi di questi ultimi anni hanno spinto sempre più un centralismo forzato, inadatto a garantire risposte concrete alle esigenze territoriali e svuotato dei principi della sussidiarietà e del federalismo. Rifuggire dal centralismo nazionale significa perseguire un federalismo che valorizzi le vocazioni dei territori, significa tornare all’ascolto dei bisogni, proporre politiche che siano davvero utili per le comunità, coinvolgere la società civile nei processi decisionali che riguardano il bene comune.

Semplificazione Normativa

Il confronto con le istituzioni territoriali consente poi di semplificare la comprensione delle normative che spesso appaiono ai cittadini lontane dalla realtà e dai contesti sociali, nelle quali si palesano gli effetti negativi della loro attuazione. Elementi questi non di poco conto, soprattutto se si considera che al centralismo statale si è sommato poi quello europeo, il quale ha imposto nuovi vincoli burocratici e amministrativi che i nostri governi non sono stati capaci di ri discutere in sede comunitaria al fine di adeguarli alla nostra condizione economica e sociale.

Gli italiani del Meridione all’estero.

Nel mondo ci sono milioni di italiani emigrati da tempo che con talento, intuito e sacrificio hanno raggiunto ruoli apicali in diversi settori della società e rappresentano dei veri e propri modelli di riferimento in ambito economico, sociale e istituzionale. Si tratta di un patrimonio umano e culturale per troppo tempo ignorato e sottovalutato. Vogliamo ricostruire un rapporto di vicinanza con gli italiani all’estero costruendo una fitta rete di relazioni in grado di favorire scambi culturali, turismo di ritorno e promozione in tutto il mondo delle produzioni locali dell’Italia del Meridione.

Istruzione e Futuro

Scuola e Università.

Scuola e Università

I dati Eurostat

relegano il nostro paese tra i fanalini di coda in quanto a fasce di popolazione in possesso di una laurea e ancora in lotta contro la dispersione scolastica. L’alternanza scuola lavoro, entrata finalmente a regime, ha difficoltà di attuazione per le resistenze di numerosi docenti e degli imprenditori, soprattutto quelli di piccole dimensioni. Risulta importante sostenere una proposta di legge che preveda l'obbligatorietà dell'insegnamento effettivo dell'educazione civica e dell'educazione alla cittadinanza attiva. Occorre istituire una commissione di esperti il cui obiettivo sia quello di elaborare una riforma della didattica rispetto a tutti i gradi di istruzione, secondo il principio direttivo della valorizzazione della cooperazione in ambito formativo, in contrapposizione all'attuale modello che favorisce la dinamica competitiva

Scuola e Università

Una conseguenza

del principio cooperativo nell'ambito della formazione è un'incentivazione a una maggiore specializzazione dello studente, funzionale all'interdipendenza dello stesso con la rete lavorativa e sociale. I piani didattici, inoltre, devono adattarsi alle realtà locali ed identitarie dei luoghi d'appartenenza con la loro identità-patrimonio culturale. A tal fine dovrà essere concesso alla scuola, come già accade all'università, una certa autonomia didattica tale da consentire maggiore spazio a discipline come la storia, la geografia e il patrimonio artistico locale, nonché la possibilità di prevedere corsi di studi improntati a formare secondo le esigenze del mercato lavorativo del territorio. Il corpo docente dovrà essere selezionato e ricevere una formazione continua rispetto alla conoscenza del tessuto economico e sociale della località in cui opera.

Sostenere e incentivare

Imprese e start-up

Imprese e start-up

Siamo favorevoli

a forme di defiscalizzazione capaci di sostenere e valorizzare quelle realtà in grado di interpretare le peculiarità dei territori. È necessario che lo Stato centrale se ne faccia carico in una prospettiva di investimento, così come avviene quando si discute di un’idea innovativa che può determinare altri itinerari di sviluppo. Una strada può essere quella di attingere a risorse in quei capitoli di spesa pubblica che, in forza di un degenerato assistenzialismo, hanno determinato nel tempo spreco e sperpero di denaro.

Imprese e start-up

Occorre pensare

all’istituzione di zone franche dove si possa garantire una fiscalità di vantaggio per iniziative imprenditoriali in ben individuati territori, proprio laddove urge un incoraggiamento, nell’accertata circostanza di una potenzialità che langue, se non addirittura abbandonata e relegata nel dimenticatoio.

Arte e cultura

Nelle relazioni internazionali, fortemente influenzate dal nostro deficit della bilancia energetica e delle materie prime, si dovrebbe iniziare a realizzare che il futuro “petrolio” del mondo potrebbe essere il patrimonio artistico e culturale, sempre più valorizzato dal turismo culturale ed esperienziale praticato da una popolazione destinata ad allungare la propria vita e dunque il tempo libero disponibile. Sin da ora, per poter intercettare gli imponenti flussi provenienti dai nuovi mercati quale la Russia e la Cina, è necessario non solo mantenere ma valorizzare il patrimonio nazionale e locale. La diplomazia culturale dovrebbe dunque supportare questa nuova strategia.

Definire un’agenda culturale

I nostri migliori ambasciatori nel mondo sono da un lato le numerose comunità italiane e dall’altro i nostri prodotti alimentari (vino in testa) e la moda. L’azione prioritaria consiste nella definizione di un’agenda culturale orientata in tal senso. Questo implica la tutela del patrimonio storico-artistico con apposite politiche, a partire dalla formazione fino alle politiche economiche e turistiche, alla mobilità sul territorio e alla crescita intelligente e sostenibile. Sullo scacchiere internazionale, la definizione di una politica comune europea di cooperazione e di difesa, che vada oltre gli interessi dei singoli paesi, rimane la priorità.

Immigrazione

L’Europa, ma sarebbe meglio dire l’Italia più di ogni altro stato, si trova da diverso tempo a fronteggiare importanti flussi migratori. Il punto è che non si tratta di ospitalità. Appare evidente come i processi migratori in atto siano una clamorosa testimonianza dell’inadeguatezza della politica europea per il progresso delle aree di fuga. Gli emigranti che raggiungono le coste italiane non chiedono ospitalità, ma arrivano per restare o per andare altrove, reclamando un’altra economia e un altro ordine di distribuzione e di giustizia sociale globale. Dall’altra parte non si può semplicemente prestare orecchio al buonismo dell’ospitalità come tale, senza cambiare le ragioni economiche e i modelli di sviluppo: lo esige il desiderio di vita di tanta gente dentro e ai confini di questa Europa.

Riconoscere i confini sociali

Non si tratta di accogliere, ma di promuovere un nuovo sviluppo sociale ed economico diversificato che risponda ad esigenze di partecipazione di genti interne ed esterne, dal momento che di questo confine si tratta, non più di confini geografici, ma di confini sociali. L’azione prioritaria va promossa a livello europeo e consiste nell’elaborare e condurre politiche europee per il progresso nelle aree di fuga, anche attraverso un Piano di investimenti europeo, al fine di contenere le politiche neocoloniali, sostenute in tali aree innanzitutto dalla Cina, e per governare i flussi migratori.

Il nostro punto di vista

Semipresidenzialismo

La crisi di governabilità e rappresentanza che da oltre un decennio attanaglia il nostro Paese evidenzia la necessità di cambiare il modello istituzionale italiano, guardando alla repubblica semipresidenziale come forma di governo ideale per la stabilità del Paese. Il dato centrale di questa forma di governo è che il potere esecutivo è condiviso, in diverse misure, tra un Presidente della Repubblica eletto direttamente dal popolo e un primo ministro che dipende invece dalla fiducia del parlamento. L’importante modifica costituzionale passa soprattutto per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, finalizzata a garantire contemporaneamente rappresentanza democratica e capacità decisionale. Il semipresidenzialismo prevede l’elezione diretta del Capo dello Stato, che a sua volta nomina il Primo ministro. Quest’ultimo, una volta eletto, deve ottenere la fiducia del Parlamento, che resta la sede della sovranità popolare. Il Parlamento può dialogare e influenzare le scelte del Presidente della Repubblica, fino al caso estremo della coabitazione tra quest’ultimo, eletto dal popolo, e un Governo di diverso orientamento politico, che gode però del benestare del Parlamento. È evidente come il semipresidenzialismo possa considerarsi una forma di governo in grado di contenere i rischi legati ad una concentrazione del potere nelle mani di una sola persona. Questo modello potrebbe essere l’unico in grado di superare i limiti dell’attuale assetto istituzionale.