Dal via libera da parte del Consiglio Dei Ministri al DDL Calderoli, sono accadute cose sconcertanti. La prima è che Fratelli d’Italia ha abbassato la testa e pur di mantenere integri gli equilibri del governo e procedere con tutti gli alleati verso il proprio progetto di presidenzialismo, ha consentito al passaggio in CdM del DDL Calderoli. La seconda è che il Ministro Calderoli ha portato avanti l’attribuzione legislativa alle regioni su ben 23 materie. La terza, sono le dichiarazioni di Stefano Bonaccini che si scopre oggi contrario, dichiarando: “Irricevibile e pronti alla mobilitazione”. Ma il candidato a segretario nazionale del PD ha, però, dimenticato che per quattro anni ha richiesto a gran voce, unendosi al coro di Zaia e Fontana, autonomia su 16 materie per la propria regione; ha rifiutato di esaminare in commissione consiliare la petizione popolare firmata da 3500 cittadini, con la quale si chiedeva il ritiro della pre-intesa; che è il firmatario di una delle Tre preintese già concordate, fondate sulla medesima “filosofia”, pur rivendicando tuttora la validità delle stesse. Lo stesso fa la sua vice in Regione, Elly Schlein, anche lei alla conquista della segreteria del PD, che parla di “bloccare in Parlamento sia nelle piazze il DDL sull’autonomia differenziata che spacca il Paese”. Un cambiamento di posizione? O semplicemente, la politica non ha memoria!
È innegabile che il Sud del Paese, qualora il progetto eversivo della Lega e d PD dovesse andare avanti sarebbe un dannoso ampliamento delle disuguaglianze dei “suoi” cittadini rispetto a quelli delle regioni del Nord. Sul tavolo, però, mettiamo ciò che accadrebbe alle fasce più deboli della popolazione, indipendentemente dal proprio certificato di residenza: la rottura del contratto collettivo nazionale, affiancato nella migliore delle ipotesi a contratti regionali, colpirebbe tutti/e le lavoratrici/ori, privandoli di conquiste e tutele realizzate in decenni di lotte. La ulteriore privatizzazione del pubblico (Sanità, Istruzione) allargherebbe il numero di quanti già scontano ancora, ovunque risiedano, le conseguenze della odierna potestà legislativa concorrente Stato/Regione in quelle materie e nell’esigibilità dei diritti universali e la conseguente privatizzazione che, se l’autonomia differenziata diventasse realtà, passerebbero alla potestà legislativa esclusiva della Regione.
Anche queste dovrebbero essere parte delle preoccupazioni, riflessioni, ragioni profonde per dire un No, senza se e senza ma! Invece, ancora stenta ad essere pronunciato esplicitamente da forze politiche, sindacali, associazioni che nel gioco delle alleanze, degli ammiccamenti, delle divisioni interne evitano di dissentire e in difesa dei valori costituzionali. È necessario agire tempestivamente e con forte determinazione.
Il NO di Italia del Meridione a questa Autonomia Differenziata è chiaro ed inequivocabile. Sostieni con noi la raccolta firma relativa alla Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che si propone di modificare radicalmente quelle parti che furono introdotte in Costituzione nel 2001 e che non hanno retto alla prova dei fatti e unisciti il 1° Marzo 2023 alla manifestazione in piazza Santi Apostoli a Roma, dove sono stati invitati tutti i partiti politici, le amministrazioni, tutte le sigle sindacali, tutti i movimenti e le associazioni. Perché questa non è una battaglia di partito o bandiera, la posta in gioco è molto alta: sono a rischio i diritti sanciti nella Carta Costituzionale, le Istituzioni, la democrazia!
Giorgia Campanella
Referente regionale Dip. Welfare e Sociale Italia del Meridione