Irto e il PD dicono di ripartire dal Mezzogiorno. Ma dov’erano quando il governo Gentiloni approvò le pre intese?

Senza voler entrare a gamba tesa nel dibattito interno di altre forze politiche, ci è però balzata davanti agli occhi, non senza sorpresa, la presa di posizione del Segretario regionale del PD Nicola Irto che, nella assemblea regionale del suo Partito, nell’affrontare e analizzare la questione relativa alla identità di quel Partito,soprattutto alla luce del recente deludente risultato elettorale, ha affermato, in sintesi, che il PD dovrà ripartire dal Mezzogiorno se vorrà ridare slancio alla sua azione politica. Non ce ne vorrà il senatore Irto, ma a noi di Italia del Meridione questa affermazione sembra più la scoperta dell’uovo di Colombo che una reale e consapevole presa di coscienza collettiva di quel Partito, che quando si è misurato con il Governo dell’Italia, (quasi sempre negli ultimi  decenni) non ha dimostrato, con i fatti, di avere in cima all’agenda delle proprie priorità la questione del Sud come opportunità per lo sviluppo dell’intero Paese.

Ma, di grazia, solo adesso Irto e la classe dirigente, anche e soprattutto meridionale dei Dem, si rende conto che l’autonomia differenziata determinerà un aumento della forbice tra il Mezzogiorno e il resto delle altre regioni ?

L’autonomia differenziata, se realizzata,  segnerà in Italia una nuova linea Gustav di triste memoria tra Nord e Mezzogiorno che rischia di avere effetti devastanti. Si è parlato per tanti anni di “coesione”. Tutti gli interventi UE avevano questo obiettivo. Con la autonomia differenziata si accccentueranno irrimediabilmente le diseguaglianze tra Mezzogiorno e il resto dell’Italia. Dove erano Irto e il Partito Democratico quando noi di Italia del Meridione attraverso, per esempio, le battaglie dell’onorevole Orlandino Greco, urlavamo inascoltati che bisognasse superare il concetto di spesa storica, che penalizza fortemente il Mezzogiorno, sostituendolo con quello più corretto dei fabbisogni standard ? Non erano al governo del Paese ? E come mai hanno consentito che si approvassero, nel 2018, durante il Governo Gentiloni,  le cosiddette pre intese per trasferire maggiori competenze a tre regioni (Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto) approvate a pochi giorni dalla fine di quella legislatura, pre-intese che riguardavano aspetti importantissimi come sanità, scuola, autonomia amministrativa e legislativa ? L’ allora consigliere regionale Orlandino Greco, presentò una mozione molto articolata in Consiglio regionale, chiedendo che lo stesso si facesse portavoce presso il Parlamento nazionale per analizzare attentamente l’accordo preliminare raggiunto tra governo e regioni al fine di valutare gli impatti e gli effetti su tutto il territorio nazionale, sottolineando che era inaccettabile che un processo di deleghe ulteriori alle regioni venisse ridotto a una semplice valutazione Stato– Governo senza valutazioni di merito da parte del Parlamento, sottolineando che, in particolare, in un processo riformatore generale del titolo V della Costituzione, andava valutata l’opportunità di superare la differenziazione tra regioni a statuto ordinario e speciale, pensando alle macroregioni come enti di coordinamento, utili per superare i deficit gestionali delle regioni attuali e ritornando alle provincie storiche, restituendo loro risorse e competenze. Ma queste giuste osservazioni e azioni non vennero minimamente tenute in considerazione dal PD regionale, assorbito probabilmente  dalle beghe interne che portarono al commissariamento prima e alla sonora sconfitta elettorale oggi.

Ricordiamo che negli ultimi anni, anche per effetto della pandemia e oggi anche della guerra, la povertà nel Sud del Paese e in Calabria in particolare è aumentata. Le statistiche dell’Istat ci dicono che nel 2021 in Italia si trovano sotto la soglia della povertà assoluta 1,9 milioni di famiglie, all’incirca  5,6 milioni di persone. E che negli ultimi anni questo fenomeno ha registrato una forte impennata soprattutto al Sud. Nel 2021 rispetto al 2020 l’incidenza della povertà relativa familiare è aumentata soprattutto nel Mezzogiorno, dove passa dal 18,3% al 20,8% : dunque, solo in un anno, si è avuta una impennata significativa della povertà relativa nel Mezzogiorno. Se poi si va a vedere più nel dettaglio il Report dell’Istat si può concludere che oggi, come ieri, i poveri sono in larga maggioranza meridionali, disoccupati, con titolo di studio basso e una famiglia numerosa.

L’istruzione, che sarà un pilastro importante di intervento nella realizzazione della autonomia differenziata, vedrà per esempio la Calabria ulteriormente penalizzata, data anche la ben nota arretratezza  del sistema scolastico calabrese, certificato dai dati degli ultimi censimenti, che hanno attestato che la nostra regione si trova agli ultimi posti sia per l’analfabetismo tradizionale che per quello funzionale, cioè di coloro che pur sapendo leggere e scrivere hanno cmq difficoltà generali ad utilizzare i tradizionali strumenti di scrittura.

Dunque, l’autonomia differenziata sarà una iattura per le regioni del Mezzogiorno. Noi di Italia del Meridione combatteremo in tutte le sedi e in tutti i modi che ci saranno consentiti per scongiurare questa prospettiva. Oggi il PD, dopo la sonora sconfitta elettorale, dice di voler ripartire dal Mezzogiorno. Bene, ma anche troppo facile e forse anche troppo tardi… 

EMILIO DE BARTOLO 

Segretario regionale IdM

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